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Le emissioni atmosferiche, tra monitoraggio e rischi per la salute

Prevenzione e sensibilizzazione 

Le emissioni atmosferiche rappresentano un pericolo per la salute umana, oltre che per l’ambiente. Gli scarti industriali compromettono l’integrità dell’ecosistema, immettendo nell’atmosfera diverse sostanze. Un cocktail che, in concomitanza di determinati fattori, pregiudica la qualità di vita in diverse aree. Soprattutto quelle – come la Val Padana – soggette a scarsa ventilazione, dove in caso di assenza di precipitazioni le autorità attivano misure spesso drastiche e non sempre efficaci. Mai come in questo ambito, la prevenzione è fondamentale e deve essere trasversale. Senza un monitoraggio scrupoloso, un’attenta valutazione del rischio e senza il supporto delle autorità non si può procedere alla diffusione di dati attendibili. Necessari per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi – certi – legati alle emissioni atmosferiche.

Un monitoraggio articolato

A causa delle emissioni atmosferiche, assistiamo alla compromissione della qualità dell’aria che respiriamo. Ovviamente l’inquinamento atmosferico ricade poi sulle altre specie viventi e sui cibi che mangiamo. Le imprese coinvolte nel processo produttivo sono soggette ad obblighi, inquadrati da una normativa di riferimento. Come la parte quinta del D.Lgs n 152/06 e il D.Lgs n 13: una regolamentazione che definisce prescrizioni e valori limiti da rispettare. Ma come può un’azienda adempiere agli obblighi senza incorrere in sanzioni? Innanzitutto, occorre rivolgersi a consulenti specializzati nell’utilizzo di strumenti adeguati al monitoraggio. Un’attività articolata in

  • Monitoraggio delle emissioni atmosferiche in senso stretto, per cui occorre monitorare le fonti
  • Monitoraggio dei parametri chimici e fisici, che incidono sul grado di emissione e il rispetto dei limiti
  • Monitoraggio dell’impatto, laddove l’attenzione è focalizzata sulle ricadute che le emissioni hanno sull’ambiente circostante.

Il campionamento

 Ogni regione prevede regole specifiche riguardo al campionamento, quindi variano metodi ed enti responsabili.  Il campionamento ambientale delle emissioni atmosferiche è da considerarsi come la prima fase dell’analisi, il cui principio si basa unicamente sull’estrazione, attraverso un sistema appropriato, di una nota quantità di aria da inviare successivamente ad analisi. Tuttavia, ogni piano di campionamento prevede che in fase iniziale vengano raccolti dati da inviare a successiva analisi. La normativa UNI EN 14181:2015 stabilisce che la posizione del punto di prelievo deve rispettare quanto previsto dalla norma UNI EN 15259:2008. A tal proposito, gli ispettori addetti al campionamento devono

  • Accedere facilmente alle postazioni, in totale sicurezza e con spazio sufficiente per operare
  • Disporre di mezzi come montacarichi o piattaforme adeguate al trasporto in quota dei prelievi
  • Avere a disposizione strumenti in regola per aspirare e misurare i gas, rilevare la temperatura, preservare le condizioni ottimali per un campionamento corretto.

emissioni atmosferiche: monitoraggio e rischi per la salute

Le emissioni atmosferiche: le cause e le fonti

  Le emissioni atmosferiche non hanno un’unica fonte, né un unico punto di origine. Ecco perché è difficile stimare in anticipo le quantità di sostanze nocive immesse nell’aria. Le attività antropiche sono le principali – ma non uniche – fonti di rischio. A pesare sull’inquinamento gioca a sfavore la combinazione tra diversi fattori, per cui

  • l’ozono, che in alto protegge la terra dalle radiazioni solari, è dannoso quando si trova nella parte inferiore dell’atmosfera, generando smog
  • il monossido di carbonio, rilasciato in grandi quantità dai trasporti, aumenta anche in presenza di incendi boschivi.

La combustione di combustibili fossili e la produzione di energia o calore sono all’origine di emissioni atmosferiche di altre sostanze, come

  • gli ossidi di azoto che compromettono la salubrità dell’aria nelle nostre città, determinando il noto fenomeno delle piogge acide.
  • il particolato: polveri sottili, fumo, fuliggine sono il risultato di una reazione particolare tra fonti fossili, luce solare, vapore acqueo.

  La qualità dell’aria e i rischi per la salute

 Non si può parlare di emissioni atmosferiche senza un monitoraggio sui rischi per la salute pubblica. Gli individui e le comunità delle grandi città sono esposti a inquinanti atmosferici, spesso pericolosi. In Europa, l’Agenzia AEA  monitora la qualità dell’aria grazie a stazioni sparse in tutto il continente. Tenendo conto anche dei protocolli e dati dell’OMS, particolato, ozono e biossido di azoto sono una minaccia per la salute di tutti. Le polveri sottili giocano un ruolo chiave, ma hanno effetti diversi e quindi esiste una classificazione numerica che li distingue. Se il PM 10 raggiunge le vie respiratorie superiori, il PM 2,5 agisce in profondità, penetrando ancor di più negli alveoli polmonari. Una lunga esposizione al PM 2.5 è causa dell’aumento di mutazioni genetiche e forme cancerogene, come tumore ai polmoni o al seno.

Uno sguardo verso il futuro

  Le emissioni atmosferiche di PM2,5 hanno causato migliaia di morti premature in Europa.  L’Unione Europea ha quindi l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria, rispettando i valori limite dell’OMS per ridurre il numero di decessi causati da emissioni atmosferiche nocive. Al momento, ci sono valide ragioni per nutrire un cauto ottimismo: in anni recenti, è diminuita l’anidride solforosa grazie anche alla tecnologia di depurazione più sofisticata. Tuttavia occorre vigilare, perché l’esposizione ad inquinanti come l’ozono resta elevata in tante nostre città. Tra le aree più inquinate d’Europa, la Pianura Padana registra spesso valori di PM 2,5 di 3, 4 volte al di sopra dei limiti indicati dall’Oms. Ragion per cui non bisogna allontanarsi troppo per educarsi e educare, ribadire che l’uomo non può più continuare a infierire sul grado di emissioni atmosferiche. Contravvenendo in tal modo al buon senso, alla buona politica e agli interessi vitali di tutte le specie viventi. 

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