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Inquinamento acustico, sfida al benessere

 

L’Inquinamento acustico rappresenta, alla pari dell’inquinamento ambientale, una seria minaccia per la salute e il benessere dell’individuo, oltre che della comunità. Ad ogni modo una definizione superficiale potrebbe comportare una sottovalutazione del rischio. Si parla di inquinamento acustico ogni volta che ci sono onde sonore che per frequenza o intensità, comportano una serie di conseguenze negative sul benessere dell’organismo. Sia in zone aperte, sia in ambienti chiusi; a tal proposito, esistono parametri di valutazione e normative che meglio definiscono il grado di esposizione. Spetta al Ministero dell’Ambiente stabilire quanti e quali suoni superino la soglia di rischio. Ciò è reso possibile grazie alle rilevazioni dei rumori effettuate presso spazi condivisi da più persone. La scelta di stabilire valori limite che non possono essere superati è cruciale per il benessere di alcune categorie di lavoratori, naturalmente più esposti di altri a eventuali conseguenze negative.

Caccia al decibel di troppo: le misurazioni

Per definire il grado di inquinamento acustico, esiste un apparecchio specifico noto come fonometro. Il fonometro permette di misurare in modo estremamente accurato la pressione sonora – o acustica. Un parametro fondamentale, perché è grazie alla pressione sonora che si possono prevedere o valutare eventuali rischi per la salute dell’uomo – come lo stesso rischio per la perdita uditiva. La consapevolezza dei rischi incoraggia quindi un chiaro riferimento normativo – sia a livello nazionale che internazionale – che individui dei range specifici. Come ad esempio

  • Valore limite di emissione, in quanto una singola sorgente sonora può emettere un livello massimo di rumore
  • Valore limite di immissione, che riguarda l’insieme delle sorgenti sonore e la soglia massima del rumore immesso nell’ambiente
  • Valore limite differenziale, ossia la differenza tra il livello di rumore ambientale e il rumore residuo, quest’ultimo riferito a una sorgente non attiva

I valori limite di emissione e immissione oscillano tra 45 e 35 db per le emissioni , 50 e 40 db per le immissioni in aree esposte come parchi, scuole, uffici pubblici.

Le normative

In materia di inquinamento acustico, la certezza delle normative è una risposta all’inevitabilità dei rumori. Pensiamo a laboratori, officine, capannoni industriali: spesso il cuore pulsante dell’intera catena produttiva.  Ecco perché la valutazione e la prevenzione dell’inquinamento acustico giocano un ruolo chiave nell’ambito dell’acustica industriale. L’acustica industriale presenta caratteristiche variabili, in base alla pressione e all’intensità dei rumori e delle vibrazioni presenti in un determinato ambiente. La legge sull’inquinamento acustico tiene conto

  • Del Decreto legislativo numero 81 del 9 aprile 2008 e la legge quadro 447/95
  • Della facoltà delle amministrazioni comunali a chiedere ad aziende potenzialmente inquinanti una valutazione di impatto acustico
  • La successiva relazione di un professionista abilitato sul rispetto dei limiti o l’eventuale contributo all’inquinamento acustico in una determinata area.

inquinamento acusticoQuali cause?

In Italia, il VLE – valore limite di esposizione – corrisponde a 87 dB se consideriamo un turno di otto ore di lavoro. Le procedure per la valutazione utilizzano diversi strumenti, come misuratori di suono digitali multifunzione, pronti a dare riscontro di ogni possibile superamento delle soglie limite. È chiaro che la prevenzione dell’inquinamento acustico ha più possibilità di successo se si conoscono le cause, che generalmente dipendono da

  • Traffico veicolare, non solo clacson, ma anche stridio degli pneumatici sul suolo
  • Traffico aereo, sia in fase di atterraggio che di decollo
  • Attività industriali e/o commerciali: la concentrazione di imprese e attività alla ristorazione, o locali pubblici in una determinata area rischia di comprometterne la vivibilità
  • Traffico ferroviario in aree periferiche o centrali.

Nell’arco delle 24 ore la maggior parte degli individui è esposta a più sorgenti sonore, anche contemporaneamente, con ripercussioni inevitabili sul benessere psico fisico a lungo termine.

   L’inquinamento acustico sul luogo di lavoro

L’inquinamento acustico è uno dei principali rischi per i lavoratori in ambito aziendale. Sia per gli effetti diretti – danni all’udito – sia per conseguenze più o meno indirette. È evidente come un ambiente di lavoro eccessivamente rumoroso possa creare confusione o un senso di disorientamento. La difficoltà di concentrazione aumenta i rischi di incidenti sul lavoro; per cui è vitale un contenimento dei livelli di inquinamento acustico. Anche perché oltre a disturbi più o meno acuti, si scatenano oltre patologie extrauditive quali

  • Aumento della pressione arteriosa
  • Alterazione del sistema cardio circolatorio, immunitario e della tiroide
  • Insorgenza di problemi a livello gastrointestinale, in seguito all’aumento di stress
  • Disturbi del sonno, con ricadute sulla qualità della vita
  • Rallentamento nella percezione degli stimoli, mancata comunicazione e difficoltà nell’interazione con gli altri

Grazie al D.P.R n. 277 del 2011 c’è stata una semplificazione negli adempimenti per le aziende a bassa rumorosità.

Un inquinamento sottovalutato

L’inquinamento atmosferico e l’inalazione di sostanze nocive per l’apparato respiratorio non costituiscono l’unica fonte di rischio per diverse categorie di lavoratori. In presenza di altri tipi di inquinamento – inteso come “introduzione di elementi nocivi nell’ambiente” è d’obbligo porre l’attenzione su tutti i fattori di rischio. Nonché sulle tutele da offrire. In merito all’inquinamento acustico, è auspicabile una sensibilizzazione in materia, nonché una formazione adeguata. Necessaria è l’attività del decisore politico, perché malgrado sia impossibile debellare completamente l’inquinamento acustico, è possibile mitigarlo. Largo spazio quindi a iniziative legislative – in ambito locale, nazionale ed europeo – così come all’utilizzo di strumenti sempre più sofisticati per difendersi dall’inquinamento acustico, forse ancora troppo sottovalutato.

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