
Autorizzazione integrata ambientale: come e perchè ottenerla
Autorizzazione integrata ambientale, doveri e requisiti
L’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) è uno strumento normativo configurato come provvedimento autorizzativo obbligatorio che riguarda molte attività produttive. Senza questa specifica autorizzazione, molte aziende non avrebbero la facoltà di autorizzare l’esercizio di impianti o parti di installazione “localizzate sullo stesso sito e gestite dal medesimo gestore”. La mancanza di questo requisito impone alle imprese il divieto di avviare nuove installazioni o modificare l’impiantistica esistente, in quanto obiettivo dell’AIA è ridurre l’emissione di sostanze inquinanti e contenere l’impatto ambientale. Pertanto, le imprese che si uniformano ai principi di IPPC – integrated pollution prevention and control – introdotti in ambito comunitario nel 1996 possono far fronte al controllo e alla prevenzione integrata dell’inquinamento. Il Ministero della transizione energetica è l’autorità di massima competenza per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, ma in ambito locale, regioni, province, comuni ricoprono specifiche competenze
Quali attività devono avere l’autorizzazione integrata ambientale?
L’autorizzazione integrata ambientale non riguarda tutte le imprese. Impianti artigianali di modeste dimensioni, così come impianti responsabili di emissioni inquinanti poco rilevanti, sono esenti in quanto considerate attività a basso impatto ambientale. Senza contare quelle aziende in possesso di AUA – autorizzazione unica ambientale – o altre certificazioni. Anche in questi casi, è opportuno intraprendere attività di verifica con l’autorità competente onde evitare di incorrere in sanzioni. Rischio ancor più concreto per le attività produttive individuate nell’Allegato VIII del d.lgs. 152/2006 in quanto considerate particolarmente impattanti sull’ecosistema, come ad esempio
- nel settore energetico, le centrali elettriche, le raffinerie di petrolio, gli impianti per la combustione
- Aziende operanti nel settore chimico e farmaceutico
- Acciaierie e fonderie in ambito metallurgico
- Discariche e impianti di trattamento rifiuti
- Concerie e cartiere, così come allevamenti intensivi
Come si ottiene l’AIA
Per poter garantire la trasparenza del processo decisionale, il rilascio dell’AIA segue step ben definiti. Innanzitutto, il gestore dell’attività inoltra all’autorità competente una domanda corredata da documentazione riguardante alcune informazioni. Come impiego delle materie prime, o rischi derivanti da eventuali contaminazioni dei terreni o delle acque. L’autorità competente deve pronunciarsi entro trenta giorni, e in caso di documentazione lacunosa, sospende la pratica in attesa che l’impresa richiedente provveda a integrare i dati mancanti. In caso di esito positivo, la valutazione preliminare lascia il passo all’avvio del procedimento e alla successiva pubblicazione delle informazioni riguardanti nello specifico
- Posizione del sito
- Dati anagrafici del gestore
- Uffici aperti al pubblico per la consultazione dei documenti
- Tempistica e modalità per eventuali annotazioni, osservazioni, riserve
Le amministrazioni coinvolte rispondono all’invito dell’autorità competente e partecipano alla conferenza di servizi per ovviare a eventuali incombenze tecnico/amministrative. In seguito a valutazione positivo, l’autorità rilascia l’AIA
Pubblicazione dell’autorizzazione integrata ambientale
I tempi per l’espletamento della procedura possono variare da un minimo di 90 gg a un massimo di dodici mesi. A incidere su tempistiche così diverse, parametri differenti come qualità della documentazione inoltrata e complessità dei progetti. Pertanto, è fondamentale che l’azienda risponda subito a eventuali integrazioni laddove richieste, in modo da evitare ritardi. Nel totale rispetto del principio di trasparenza che costituisce un vincolo legale per attività e funzioni di competenza delle pubbliche amministrazioni, è possibile consultare su Portale e Gazzetta ufficiale la pubblicazione dell’autorizzazione integrata ambientale. È bene ricordare che, nonostante gli obblighi di trasparenza, è precluso l’accesso a quelle informazioni ritenute sensibili in grado di compromettere il diritto alla riservatezza del gestore. Il possesso dell’autorizzazione integrata ambientale è uno strumento importante per i gestori, in quanto dà loro la possibilità di certificare la sostenibilità di fronte alle singole comunità.
Le condizioni operative
Si potrebbe concepire l’AIA come un bollino di qualità. Infatti, una certificazione ambientale è una garanzia per la collettività. Il possesso delle certificazioni rassicura i membri di comunità che vivono in prossimità di impianti industriali considerati ad alto impatto ambientale. Nel caso dell’autorizzazione integrata ambientale sussistono infatti limiti di emissione per ciascun inquinante, Misure per il controllo e il monitoraggio delle emissioni. Disposizioni specifiche per situazioni straordinarie, come avvii, arresti o emergenze. Per offrire ulteriori garanzie, le autorità competenti possono richiedere o prevedere ulteriori requisiti per aumentare la sostenibilità delle operazioni.
Durata dell’Autorizzazione integrata ambientale
In genere, l’autorizzazione integrata ambientale ha una validità di dieci anni, fatta eccezione per siti registrati Emas e quelli certificati ISO, la cui durata è – rispettivamente – di sedici e dodici anni. Oltre alle tempistiche, i gestori devono tener presente che sussiste la possibilità di eventuali revisioni dei valori limite in seguito al sopraggiungere di condizioni particolari. È buona regola tenersi costantemente aggiornati e non esitare a contattare consulenti ambientali competenti che possono aggiornare i propri partner su
- Modifiche sulle tecniche e aggiornamenti delle tecnologie disponibili
- Nuove modalità in termini di sicurezza
- Emanazione di ulteriori disposizioni legislative in materia
Il gestore è tenuto a offrire supporto durante le attività ispettive o di controllo. Ciò che emerge in fase di monitoraggio e verifica è trasmesso all’autorità competente in quanto è ritenuto elemento di interesse collettivo.
Obblighi etici e legali: quali sanzioni in caso di irregolarità?
Chi non rispetta le misure previste dall’AIA incorre in sanzioni e non solo di carattere pecuniario. In casi di particolare gravità sussiste il rischio di incorrere nella sospensione dell’attività o di dover rispondere di fronte alla giustizia penale. Tuttavia, l’adeguamento alle normative e le attività di monitoraggio andrebbero inquadrate come obblighi etici, e non solo legali. Lo dimostra l’ampia gamma di responsabilità del gestore, che spaziano dall’ l’applicazione delle migliori tecniche disponibili, alla gestione dei rifiuti, all’ ottimizzazione delle risorse energetiche o all’adozione di un piano di monitoraggio – passando per le attività di prevenzione di incidenti. A tutela dell’ambiente e della salute pubblica, e quindi, a dimostrazione che L’AIA rientra nell’ambito di una valutazione ambientale a tutti gli effetti strategica, nel rispetto dell’equilibrio di efficacia ed economicità. Un’attività complessa, frutto di analisi preventive ed esaustive che promuovono efficienza produttiva. Nonché un’ innovazione tecnologica realmente sostenibile.