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Costi economici e sociali dell’inquinamento industriale

I costi dell’inquinamento atmosferico causato dai grandi impianti industriali d’Europa ammontano a circa il 2% del Pil registrato negli stati dell’UE. Una cifra ragguardevole, tra 268 e 428 miliardi di euro all’anno, come emerge dalle analisi dell’EEA, l’agenzia europea dell’ambiente. Grazie alla messa sotto osservazione di mille grandi impianti industriali, è emerso come le centrali elettriche a carbone esercitino il più grande impatto sull’ambiente, sulla salute e sul clima. Tanto da provocare, da sole, l’emissione di circa la metà delle sostanze più inquinanti e dannose. Le ripercussioni sono evidenti, eppure non ci sono solo cattive notizie. Rispetto soltanto allo scorso decennio e sempre secondo il rapporto dell’EEA, i costi ambientali e sanitari sono scesi del 33% grazie soprattutto all’impegno verso la decarbonizzazione e l’efficientamento energetico. L’aspettativa è che attraverso il green deal europeo, si investa più su aziende sostenibili e maggiormente digitalizzate.

Una riflessione su Costi e sostanze inquinanti

Il nostro paese rappresenta, insieme ad altre importanti economie dell’Unione, uno degli stati più inquinanti. Tra le cento strutture più impattanti in termini di emissioni a danno dell’ambiente, nove sono italiane. Pertanto, insieme a Germania, Francia, Spagna e Polonia, l’Italia contribuisce in modo determinante all’aumento dei costi economici e sociali tra i ventisette. L’analisi dell’EEA mette in luce il ruolo chiave di centrali termoelettriche ancora attivi in alcuni stati. Tra le principali sostanze inquinanti troviamo

  • Pm2,5 e PM 10, noti come particolato.
  • Biossido di zolfo, ammoniaca, ossidi di azoto e composti organici volatili non metanici.
  • Gas a effetto serra come anidride carbonica, metano e protossido di azoto.

Sono stati presi in esame anche metalli pesanti come cadmio, arsenico, piombo, mercurio e nichel. Così come gli inquinanti organici, inclusi benzene, diossine, butadiene. Una verifica necessaria anche alla luce dell’Accordo di Parigi a favore del clima.

Inquinanti, gas serra e metalli pesanti

Grazie ai risultati dell’ultimo rapporto dell’EEA diffuso nel 2021, gli inquinanti come il PM 10 sono responsabili dei costi in percentuali significative, con una forbice tra il 27 e il 55%. Ancora più notevoli le ricadute sui costi dei gas a effetto serra, che incidono – sempre in termini percentuali – fino al 69%. I gas serra pesano più rispetto al passato, a dimostrazione che le politiche intraprese negli ultimi anni contrastano più efficacemente alcune sostanze inquinanti rispetto alle emissioni di CO2.  La percentuale di metalli pesanti come cromo, cadmio e arsenico tocca invece il 4%. Due sono i fattori principali che spingono a ben sperare per una discesa in termini di costi economici e sociali legati all’inquinamento industriale, ovvero

  • L’efficientamento energetico attraverso l’impiego di tecnologie più eco friendly e sofisticate
  • Il processo noto come decarbonizzazione, che favorisce la transizione verso combustibili meno inquinanti

 

Le speranze nel breve e medio termine

In una nota, L’EEA dichiara di nutrire speranze per il futuro perché si assista al miglioramento delle prestazioni ambientali. Anche perché l’inquinamento, con le sue ben note ripercussioni sulla salute dei cittadini, impatta sulle strutture sanitarie dei singoli paesi. Incidendo sui costi sociali e sanitari, condizionando pertanto l’andamento generale delle economie nazionali e su scala mondiale. E’ sufficiente prendere in esame l’aumento dei casi di asma. Il costo economico dell’asma correlato all’inquinamento da combustibili fossili è stato valutato sulla base di due indicatori: i nuovi casi di asma legati all’esposizione a NO2, nonché i casi di accesso al pronto soccorso legati all’esposizione al PM2,5 e all’ozono. L’inquinamento da biossido di azoto è collegato all’insorgenza annuale di 4 milioni di nuovi casi di asma nei bambini in tutto il mondo. Tutto ciò si traduce inevitabilmente in un aumento delle spese sanitarie, con implicazioni complesse, a volte prevedibili, a volte meno, sull’economia.

Costi sanitari, economici, sociali e danni incalcolabili.

L’inquinamento atmosferico influisce sull’economia in svariati modi. Essendo causa dell’ aumento di malattie come asma, diabete, ictus e patologie croniche, l’inquinamento legato alla produzione industriale determina una riduzione della partecipazione dei cittadini alla vita sociale ed economica. Pertanto, è intuibile quanto l’insorgenza di patologie determini una lievitazione dei costi sanitari, economici e sociali, scatenando conseguenze più o meno prevedibili come

  • Ridotta partecipazione lavorativa di adulti affetti da disturbi respiratori e disabilità riconducibili all’inquinamento industriale.
  • Irregolare frequenza delle attività scolastiche e ricreative di giovani colpiti da malattie croniche.
  • Ridotta partecipazione lavorativa dei genitori i cui figli presentano patologie più o meno gravi

Anche le nascite pretermine legate all’esposizione all’inquinamento atmosferico aumentano i costi sanitari. L’esposizione delle donne in gravidanza al PM2,5 aumenta il rischio di parti prematuri, con stime di due milioni di morti all’anno in tutto il mondo, aggravando il bilancio con danni – in questo caso – impossibili da quantificare.

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